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Il sapere infinito: informazione e produzione culturale tra digitale e cartaceo (#artissimalive)
Project, 02 November 2018
Playlist/Podcast

Il sapere infinito: informazione e produzione culturale tra digitale e cartaceo (#artissimalive)

Ugo Bertone, Federico Ferrazza, Federico Sarica e Jacopo Tondelli, con la moderazione di Elena Masuelli, ci raccontano le relazioni tra il sistema di produzione cartacea e quello digitale.

Talk: Il sapere infinito: informazione e produzione culturale tra digitale e cartaceo, meeting point Artissima, 2018.

 

Rivista Studio, numero di novembre 2018

Di seguito la redazione di KABUL magazine rende disponibile la registrazione del talk Il sapere infinito: informazione e produzione culturale tra digitale e cartaceo, che si è tenuta venerdì 2 novembre al meeting point di Artissima.

Consapevoli della crisi in cui è riversato il settore dell’editoria della carta stampata, l’incontro ha cercato di indagare il rapporto che attualmente intercorre tra i mezzi di pubblicazione cartacea e quella digitale.

Come reagisce Il sistema dell’editoria specializzata all’incalzante ritmo della produzione visiva del digitale? È ancora vero che la carta ci offre nuovi modi per fare esperienza del tempo delle immagini? Velocità, distrazione e disorientamento valgono solo per il digitale?

Attorno a queste prime domande hanno riflettuto, portando come esempi le rispettive esperienze editoriali, Ugo Bertone, editorial director di «Infinito», Federico Ferrazza, direttore di «WIRED Italia» e Federico Scarica, direttore di «Rivista Studio».

Il primo punto che emerge è la necessità di diversificare il prodotto cartaceo da quello digitale, pur facendo parte di uno stesso cappello, o “brand”, come verrà definito dal direttore di «WIRED Italia». Cartaceo e digitale sono due settori differenti, ma che non devono necessariamente essere concepiti come contrapposti. Possono coesistere e in molti casi, alimentarsi: «Il digitale ha fatto emergere nuove modalità di fruizione dei contenuti. Il digitale ridefinisce alcuni prodotti cartacei», continua Ferrazza.

L’individuazione di una propria identità editoriale e la consapevolezza che al cambiamento deve corrispondere una forte capacità di adattamento nella proposta e negli strumenti che vengono selezionati per il lettore sembra essere l’aspetto che maggiormente mette d’accordo i partecipanti al tavolo.

Il secondo punto che emerge, da subito introdotto da Paola Nicolin (curatrice del ciclo di talk che si succederanno in queste giornate in fiera) è il tempo. Leggere un’informazione, un saggio, osservare un’immagine e decidere di leggerne anche la didascalia, implica la messa in campo di una temporalità, frutto di una scelta operata dal fruitore stesso. D’altro canto la temporalità stessa di un libro, e la sua vitalità, rispondono a esigenze differenti rispetto a quelle di un articolo o di un post.

Dalla presentazione del progetto editoriale di WIRED Italia, La Bibbia di Internet, 2013.

«Otto lettori su dieci si fermano al primo quarto dell’articolo», afferma provocatoriamente la moderatrice del talk. «Ma noi dobbiamo essere liberi di investire su quei due» risponde il direttore di Rivista Studio. Diventa quindi necessario rivolgere la propria attenzione ai lettori, individuare il proprio target.

E forse dovremmo chiederci: come trasformare in lavoro questo investimento sul target della controtendenza?

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