Hillary e Bill Clinton alla convention democratica di Philadelphia, giugno 2016.
Nel romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera, uno dei personaggi, Sabina, riflette sul concetto di Kitsch. La sua definizione nasce da un rifiuto disgustato della cosiddetta «maschera di bellezza» del comunismo che contraddistingue la sua Praga all’epoca della storia. Il Kitsch nasce dalla fede indiscutibile che il creato sia assolutamente giusto e l’uomo assolutamente buono. Da qui la giusta e buona necessità di riprodursi per perpetuare l’esistenza dell’umanità tramite società produttive e tendenti alla felicità. Tutto questo viene però messo in discussione da un’attività fisiologica di base: la defecazione. Kundera osserva come l’evacuazione della merda sia un atto, nel tipo di società in cui lui e i suoi personaggi si sono trovati a vivere, considerato come profondamente vergognoso. Questo nonostante sia prodotto stesso del nostro corpo, anche se di scarto, e il corpo sia parte integrante dell’essere nella cui perfezione si confida. Da un punto di vista metafisico, l’esistenza e la vergogna della merda mette, quindi, in discussione la Creazione stessa. Sabina pensa esattamente «o la merda è accettabile (e allora non chiudetevi a chiave nei bagni!), oppure il modo in cui siamo stati creati è inaccettabile».

Poiché chiudiamo tutti la porta, la defecazione rappresenta «l’inaccettabilità della Creazione». Nonostante questa realtà dei fatti che, anche se affrontata privatamente, è universale e inevitabile, si cerca di mantenere viva la fede di vivere nel migliore dei mondi possibili, che Kundera chiama «l’accordo categorico con l’essere». Un metodo funzionale a questo scopo è l’adesione all’ideale estetico del Kitsch, ovvero la negazione stessa della merda. Sabina vede come emblema del Kitsch sociale l’entusiasmo retorico dei cortei del primo maggio, evento dove dominano i sorrisi, la fratellanza e l’ottimismo a dispetto degli orrori dovuti a determinare scelte politiche. Ma non sono Praga o il comunismo il problema. Il Kitsch, come escamotage di sopravvivenza universale all’orrore della merda, esiste in ogni società. Sabina lo ritroverà anche negli Stati Uniti dove un senatore, alla vista di quattro bambini che corrono in un prato, le dice con sussiego «Li guardi! Questo è ciò che io chiamo felicità». Il motore del Kitsch è, appunto, il sentimento, il cosiddetto cuore. E, per muovere un numero sostanzioso di cuori e stimolare la fratellanza, che è alla base del Kitsch sociale, si ha bisogno di simboli che abbiano a che fare con l’immaginario comune, come dei bambini che corrono su un prato verde. Così il Kitsch non sarà solo dovuto all’erba verde e alla corsa dei bambini, ma alla commozione condivisa per la stessa scena. Questo potere distraente del Kitsch è il motivo che lo porta a essere l’ideale estetico delle persone coinvolte in politica. Il Kitsch politico è fondato sui sentimenti e sugli archetipi dell’inconscio collettivo.
Ogni Kitsch politico ha la sua grammatica ma si fonda sulla stessa precisa intenzione di negare la merda che l’uomo fa fatica ad accettare. Per cui non esiste «individualismo, dubbio e ironia» ma solamente convinta serietà. E cosa c’è di più Kitsch delle certezze dogmatiche, che socialmente, ma anche individualmente, rappresentano per eccellenza la staticità del pensiero? Il Kitsch &egra