Antony Gormley, SLUMP II, 2019.
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Cybernetic Culture Research Unit

Il Numogramma Decimale

H.P. Lovercraft, Arthur Conan Doyle, millenarismo cibernetico, accelerazionismo, Deleuze & Guattari, stregoneria e tradizioni occultiste. Come sono riusciti i membri della Cybernetic Culture Research Unit a unire questi elementi nella formulazione di un «Labirinto decimale», simile alla qabbaláh, volto alla decodificazione di eventi del passato e accadimenti culturali che si auto-realizzano grazie a un fenomeno di “intensificazione temporale”?

K-studies

Hypernature. Tecnoetica e tecnoutopie dal presente

Avery Dame-Griff, Barbara Mazzolai, Elias Capello, Emanuela Del Dottore, Hilary Malatino, Kerstin Denecke, Mark Jarzombek, Oliver L. Haimson, Shlomo Cohen, Zahari Richter
Nuove utopieTecnologie

Dinosauri riportati in vita, nanorobot in grado di ripristinare interi ecosistemi, esseri umani geneticamente potenziati. Ma anche intelligenze artificiali ispirate alle piante, sofisticati sistemi di tracciamento dati e tecnologie transessuali. Questi sono solo alcuni dei numerosi esempi dell’inarrestabile avanzata tecnologica che ha trasformato radicalmente le nostre società e il...

Othering | L’editoriale di KABUL magazine
Magazine, OTHERING – Part I - Settembre 2019
Tempo di lettura: 3 min

Othering | L’editoriale di KABUL magazine

I meccanismi di alterizzazione degli individui e le loro violente conseguenze discriminatorie. Issues #15 - #16.

La Sea Watch 3, nave dell’omonima ONG tedesca guidata dalla capitana Carola Rackete, giugno 2019.

 

Per i numeri di settembre-ottobre e novembre-dicembre 2019, dedicheremo l’attività di ricerca all’esplorazione del verbo “othering”, da cui il titolo, traducibile in italiano come “alterizzare”, “rendere altro da sé”

Campo di rieducazione a Lop County, Xinjiang (Cina) – © Xinjiang Bureau of Justice, WeChat Account.

Dati i recenti fenomeni di ostruzionismo politico relativo alle procedure di soccorso in mare e considerate le derive xenofobe nelle politiche nazionali, riteniamo necessario indagare i processi evoluzionistici, culturali e sociali attraverso cui i soggetti si definiscono vicendevolmente a partire da categorie predeterminate e binarie applicate a sesso, genere, orientamento sessuale ed etnia.

Il termine fa riferimento al processo di definizione dell’altro come “diverso” e quindi estraneo al soggetto interagente, relegandolo al di fuori della sfera di ciò che è conosciuto e familiare. “Alterizzare” è la forma verbale dell’aggettivo inglese “other” che, per sua natura, denota una qualità transitoria e non intrinseca a un soggetto. Anziché avvalersi della neutralità di tale definizione, il suffisso -ing, che esprime in sé l’idea di una processualità, aggiunge una connotazione negativa tale da rendere l’azione descritta un vero e proprio moto di esclusione. In quanto altro, l’oggetto diventa infatti pericoloso, deprecabile. La reciproca dipendenza dei due concetti di “identità” e “alterità” si esprime infatti attraverso la definizione del termine oppositivo come pericolo e minaccia per la sicurezza della comunità a cui l’io (il noi) sente di appartenere. L’altro, in questa visione, rappresenta pertanto l’estraneo su cui il gruppo dominante può esercitare forme di dominio e pratiche di esclusione, il corpo “alieno” da espellere e negare.

Anton Kannemeyer, B is for Black e W is for White, dalla serie “Alphabet of Democracy” (2008), Lithographic print, 57 x 44.5 cm each, University of the Free State Art Collection.

A partire dall’analisi dei naturali meccanismi di diffidenza nei confronti di ciò che è percepito come diverso e non riconducibile alla propria persona, al proprio gruppo o alla propria cultura, tenteremo di porre in luce le vie attraverso cui politica e società giungono a elaborare specifiche forme di emarginazione e deumanizzazione dell’alterità. In quest’ottica, i processi di ingroup e outgroup, che fanno capo alla definizione di cosa possa essere considerato minaccia e cosa no, divengono un valido strumento per leggere e interpretare il rapido aumento di consenso verso le politiche neonazionaliste e xenofobe contemporanee, oltre che verso ideologie particolarmente avvezze all’utilizzo di propaganda populista fondata appunto sulla distinzione tra “noi” e “loro”.

Se «l’intolleranza per il diverso o per l’ignoto è naturale presso il bambino tanto quanto l’istinto d’impossessarsi di tutto quel che desidera» (U. Eco, 1997), il processo di othering validato socialmente diviene una pericolosa predisposizione alla violenza e all’esclusione. Si rivela pertanto necessario interpretarlo per ridiscutere il suo ruolo all’interno dei processi culturali e politici.

Un pezzo della recinzione esistente fra Messico e Stati Uniti all’altezza di San Luis, Arizona, fotografata nel novembre 2016, John Moore.

“Che cosa rende l’altro diverso?”, “In base a quali criteri un’eredità culturale sarebbe pericolosa rispetto a un’altra?”, “Da dove deriva la paura del diverso inteso come attore sociale?”, “Quali conseguenze ha la repulsione dell’altro?”. Rispondere a domande come queste non significa negare la diversità dell’Altro ma concepirla e comprenderla in un confronto paritario, anziché renderla mero oggetto di pregiudizio e  repulsione.

Riconoscere il processo, anziché agirlo inconsapevolmente, potrebbe dunque costituire la base per nuove definizioni di convivenza, a prescindere dal genere, dall’orientamento sessuale, dalla provenienza geografica, dalla cultura e dalle convinzioni personali? Potrebbe portare ad ammettere la fluidità di tali categorie e ad accettarne, dunque, la relatività?

Jake & Dino Chapman, Fucking Hell, 2008, Glass-fibre, plastic and mixed media (9 parts), Variable dimensions, © the artist, Photo: Hugo Glendinning
Courtesy White Cube, Pinault Collection
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