Avril Corroon, 2016, Fresh Paint on the Walls. Esposto come parte della mostra My Brilliant Friend alla Temple Bar Gallery, Dublino.
Introduzione
«Per chi si occupa di città e territorio, lo spazio rimanda al corpo».
(Cristina Bianchetti, “Corpi tra spazio e progetto”, 2020)11Bianchetti 2020, p. 9.
La casa, così come la città, è stata spesso raccontata come un’estensione del corpo stesso, se non come una sorta di reincarnazione del corpo umano in un ambiente costruito (sia esso città o ambiente domestico) fatto per contenerlo: il corpo che si fa casa, la casa che si fa corpo. La casa appare come un organismo vivente, secondo un’analogia organica e corporea che si rifà al corpo per descrivere le funzioni della casa, che nasce, si ammala, spurga, rinasce, respira.22 Ivi, pp. 11-26.
Ma quando parliamo di corpi che abitano le case e occupano le città, di quali corpi parliamo? E ancora, in che modo possiamo interrogare l’architettura e l’urbanistica per comprendere il ruolo di potere che il built environment esercita?
il corpo che si fa casa, la casa che si fa corpo.

Tra il 1948 e il 1955, Le Corbusier disegnò Le Modulor, utilizzato dall’architetto come scala di proporzioni per realizzare le Unité d’Habitation, assegnandogli le forme di un uomo alto dotato di genitali maschili.33Eilers 2012.
Diversi secoli prima, Aristotele scriveva che «la città è l’uomo»44Del Bò, Filoni, Labriola 2020, p. 5.
e nel XV secolo Leon Battista Alberti descriveva la casa ideale come una prigione per la donna.55Wigley 1992, pp. 327-389.
Come scrive Beatriz Colomina,66Beatriz Colomina è una storica e teorica dell’architettura di fama internazionale. Si interessa e pubblica ricerche su questioni di architettura, arte, tecnologia, sessualità e media. È direttrice e fondatrice del programma interdisciplinare Media and Modernity all’Università di Princeton e professoressa e direttrice dei Graduate Studies alla Scuola di Architettura.
nonostante la ricerca teorica nel settore dell’architettura e dell’urbanistica sia signific