Una delle immagini postate nel 2021 da “Vienna Strips” su OnlyFans, account creato da l’Ente del turismo viennese che, dopo aver subito ripetutamente la censura dei nudi delle opere pubblicare sui loro social media, ha deciso di trasferire tutto sul sito a pagamento.
La sessualità espressa nello spazio normativo delle piattaforme digitali è un meccanismo che incide sul concetto di lavoro e sulla costruzione delle identità sociali e politiche delle nuove generazioni. Le piattaforme digitali, al di là degli aspetti positivi, sono costruite attraverso una struttura architettonica che non solo riproduce il pensiero dicotomico delle politiche egemoniche, ma lo amplifica attraverso distorsioni percettive che acuiscono ideologie di differenziazione sessuale, di genere e di classe. Partiamo dalla sintesi introduttiva di un concetto fondamentale di cui tener conto quando parliamo di piattaforme social di utilizzo pubblico, come Facebook, Instagram o Twitter: tutte le immagini sono in fondo strutturalmente pubblicitarie. Ogni interfaccia social è una vetrina attrattiva, in cui ogni elemento catturato viene investito strutturalmente da un valore di esposizione, prima ancora che quell’elemento rivesta i propri significanti e significati. La rappresentazione verbo-visiva della mia identità si staglia nel mio profilo personale come un’architettura aperta al pubblico; e non è solo il confine tra pubblico e privato che viene abbattuto nello spazio dei social, ma anche il confine tra intimo e pubblicitario. Non solo tutte le immagini social sono strutturalmente pubblicitarie, ma sono anche pornografiche“…Non solo tutte le immagini social sono strutturalmente pubblicitarie, ma sono anche pornografiche”, nella misura in cui il funzionamento di tali contenuti è regolato da una forma di interpellazione, un tipo di comunicazione prevalente nella pornografia industriale odierna.
Rapporti di forza e differenze: il capitale sessuale digitale
Il significato di capitale, esteso al corpo sociale in quanto mezzo di produzione di ricchezza, costituisce la possibilità dell’esistenza di un capitale sessuale/erotico, ben riassunto in una prospettiva storica nel piccolo libro Il capitale sessuale di Eva Illouz e Dana Kaplan. Ripercorrendone i passi, per definire il capitale sessuale scrivono:
«Distinguiamo in prima battuta due tipi di capitale sessuale: il primo appartiene alla sfera economica e viene analizzato nell’ambito dei rapporti di lavoro, l’altro fa parte della sfera della riproduzione, della vita domestica e delle relazioni intime. […] Il sesso e la sessualità producono valore capitalistico non solo mediante l’occupazione e il lavoro stipendiato […] ma anche attraverso la sfera privata. […] Secondo questa linea di ragionamento, la regolamentazione della sessualità nei limiti di un’eterosessualità a sfondo procreativo, e poi sentimentale o relazionale, rappresenta la chiave dei meccanismi capitalistici di produzione e accumulazione del capitale. In effetti, Gramsci, e Freud prima di lui, credeva che per lavorare virtuosamente gli uomini dovessero avere una vita sessuale soddisfacente».11Eva Illouz, Dana Kaplan, Il capitale sessuale, Castelvecchi, Roma, 2020, pp. 16-18; cf. Silvia Federici, Calibano e la strega, Mimesis, Sesto San Giovanni, 2015.
Se il capitale sessuale moderno e postmoderno era quello della riproduzione e della sfera domestica,22«Lo chiamano amore. Noi lo chiamiamo lavoro non pagato. La chiamano frigidità. Noi la chiamiamo assenteismo. Ogni volta che restiamo incinte contro la nostra volontà è un incidente sul lavoro. Omosessualità ed eteros