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Quando il corpo si rovescia: intervista a Cally Spooner
Magazine, PEOPLE – Part II - Gennaio 2019
Tempo di lettura: 16 min
Caterina Molteni

Quando il corpo si rovescia: intervista a Cally Spooner

Sul valore del fallimento e dell’assurdo nei nostri tempi turbolenti.

On False Tears and Outsourcing – Dancers Responsible For Delivering Self-Organized Efforts To Resolve Difficult And Time Consuming Issues ‘Go The Distance’Across Multiple Overlapping Phases Using Appropriated Competitive Strategies And Appropriated Intimate Gestures, 2016 dancers, wall of acoustic panels, daylight work lamps and fixtures, live radio, invisible in-ceiling speakers, museum glass. Exhibition view, “Cally Spooner On False Tears and Outsourcing”, New Museum, NY, USA, 2016 Photo: Jeremiah Wilson
Courtesy of New Museum, New York.

 

Artista e scrittrice, Cally Spooner (Ascot, Regno Unito, 1983) vive tra Londra e Atene. A breve coinvolta in Interactions, programma di performance dell’Art Institute of Chicago con il nuovo lavoro DEAD TIME (a crime novel), l’artista ha recentemente esposto presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea come vincitrice dell’illy prize 2017, il premio che annualmente, durante la fiera di Artissima, individua l’artista più promettente della sezione Present Future.

Spooner è un’attenta osservatrice dell’aria che ogni giorno respiriamo, o usando un termine che troviamo più volte in questa intervista, dell’“info-sfera” che, risultato dell’evoluzione dei canali di informazione e della loro trasformazione in una sempre più strutturata economia dei dati, in modo invisibile avvolge il nostro corpo, entra nei nostri organi e ne stressa silenziosamente il funzionamento. L’info-sfera è solo una delle immagini utilizzate dall’artista per parlare dell’oppressione che nasce da un’intensificazione delle prestazioni nel tempo. Mentre il problema del rendimento e dell’efficienza rappresentava prima una richiesta connessa alle ore del lavoro salariale, oggi si estende a ogni momento della giornata grazie a una tecnologia che riesce in modo consenziente da parte dell’essere umano a monitorare ogni suo passo e ogni minuto del suo sonno.

Se in alcuni lavori, come Soundtrack for a Troubled Time (2017), appare più evidente l’analisi teorica delle cause che portano allo sviluppo di particolari patologie fisiche, in altri l’attenzione dello spettatore viene catturata dai tentativi escogitati dall’artista per rovesciare una certa “crononormatività” e le ripercussioni nella società nel momento in cui questa viene assunta come strumento per lo sviluppo di un preciso modello economico e politico, quello del neoliberismo capitalista.

Grazie a un’attenta ricerca sullo spazio e sul tempo della performance, Spooner cerca di fare esperienza e di mettere in atto temporalità nascoste in cui il corpo è invitato a vivere ritmi e durate differenti da quelle praticate nel quotidiano. Leggendo l’intervista, per l’artista sembra centrale ritornare a pensare al soggetto da una prospettiva neostoica in cui la cura del sé diviene pratica fondamentale per riappropriarsi di tempi della mente come l’attenzione, o movimenti del corpo come micro resistenze e azioni ripetute.

Laddove la cura del sé diventa strumento per uno specifico accompagnamento algoritmico alla vita, diviene tuttavia fondamentale riflettere sull’azione attorno a cui ruota uno dei più recenti lavori di Spooner, cioè il rovesciare e lo strabordare. Nel progetto espositivo Everything Might Spill sia l’elemento scritto, Diagram of Power (2018), che l’installazione, Murderous Public Drinking Fountain (2018), subiscono un arresto del loro consueto funzionamento. Il linguaggio scientifico di esplicazione del corpo viene cancellato, modificato e rivisto a mano; una fontanella distante dallo spazio pubblico a cui sarebbe destinata versa acqua divenuta velenosa a causa dell’eccessivo cloro. Il piano dell’assurdo, più volte indagato e ricostruito dall’artista, apre a momenti di “fuoriuscita” in cui sembra possibile ritrovare un corpo, un ultimo testimone.


Caterina Molteni: Nel dibattito contemporaneo degli ultimi dieci anni, l’avvento di Internet e lo sviluppo dell’economia digitale sono stati oggetto di riletture. Da strumento di libertà e auto-organizzazione della conoscenza, Internet è stato reinterpretato come spazio di controllo e come ultima conquista del capitalismo neoliberale. L’invisibilità apparente del network è stata messa in causa da un nuovo pensiero relativo al corpo. Soundtrack for a Troubled Time (2017, Premio illy) è composto da un dialogo scritto, che hai avuto con la psicoanalista Isabel Valli, in cui viene trattato il tema dell’isteria e della sua comunicazione preverbale, della sua manifestazione visibile. Pensi che il corpo, a causa della sua incapacità di fingere nel profondo, possa costituire l’ultimo baluardo contro la complessità dei rapporti economici, politici e sociali? Nel corpo, ultimo testimone, si rivelerebbe quindi la vertigine della soggettività?

On False Tears and Outsourcing – Dancers Responsible For Delivering Self-Organized Efforts To Resolve Difficult And Time Consuming Issues ‘Go The Distance’Across Multiple Overlapping Phases Using Appropriated Competitive Strategies And Appropriated Intimate Gestures, 2016 dancers, wall of acoustic panels, daylight work lamps and fixtures, live radio, invisible in-ceiling speakers, museum glass. Exhibition view, “Cally Spooner On False Tears and Outsourcing”, New Museum, NY, USA, 2016 Photo: Maris Hutchinson / EPW Studio
Courtesy of New Museum, New York.

Cally Spooner: Il dialogo si intitola Notes on Humiliation (2017). Si tratta dell’estratto di un colloquio della durata di un anno, avuto con la psichiatra Isabel Valli, a proposito dei momenti in cui un corpo risulta controllato o statico a causa di stress, disordini psicologici o, nel caso di un corpo sociale, quando viene represso durante una manifestazione o quando fa esperienza di quelle che potremmo definire misure di austerità. Al dialogo si sovrappongono disegni dal tratto semplice, realizzati da me, e che ritraggono quegli organi coinvolti nella produzione e circolazione dello stress. Ci occupiamo di quei momenti in cui i sistemi operativi di solito invisibili (il sistema endocrino e quello nervoso) si ribellano o funzionano male, a livello personale o sociale. Così facendo, diventano simbolicamente visibili, a livello fisico e pubblico, eppure il loro messaggio non è ancora necessariamente visto o ascoltato. Il colloquio si è svolto a Londra, la mia città natale. Io e Isabel siamo partite dalla premessa che questa città fosse un’“info-sfera” di dimensioni significative, con una “profonda crosta infosferica”. L’info-sfera non include soltanto il cyberspazio, ma anche spazi analoghi di informazione offline. La recensione di un libro apparsa sul «Time Magazine» nel 1971, a opera di R. Z. Sheppard, presenta il primo utilizzo documentato di questo termine:

«Così come un pesce non può concettualizzare l’acqua né gli uccelli l’aria, l’uomo difficilmente capisce la sua info-sfera, quello strato di smog elettronico e tipografico che ci circonda, composto da cliché presi dal giornalismo, dall’intrattenimento, dalla pubblicità e dal governo».

Questo smog equivale a un’accelerazione e intensificazione degli stimolanti nervosi sulle persone che si trovano all’interno dell’informazione, della comunicazione e delle grandi banche dati (incluse le città tecnologicamente avanzate come Londra o i vasti spazi online o digitali). La mia conversazione con Isabel, tuttavia, ha avuto origine da una semplice domanda: in che modo gli ambienti e i climi immateriali hanno un impatto fisico sul corpo? Quando l’ambiente in cui risiede un corpo viene modificato da un’accelerazione e da un’intensificazione degli stimolanti nervosi, con conseguenti appelli alla produttività (spesso irrazionali e dannosi), quell’ambiente può facilmente e accidentalmente divenire uno strumento di controllo sociale e di prigionia (pur promettendo molte libertà).

Il tempo occidentale è intimamente legato alla storia del capitalismo.

Il nostro dialogo ha esplorato preoccupazioni esagerate, eccesso di lavoro, stress, come un corpo si indebolisce e si esaurisce, così come l’esperienza della malattia e della carenza di attenzione all’aumentare dello stress dell’info-sfera. Così facendo, intendevo comprendere i momenti in cui scientificamente, neurologicamente e biologicamente il corpo (sia esso individuale o collettivo) inizia a fare acqua da tutte le parti, si blocca o si rovescia all’interno di tale ambiente, e se questo può essere definito resistenza inconscia. Seppure abbia fatto tanta strada da allora, il brano sonoro a cui fai riferimento ha forse avuto origine da una performance in cui un performer censurava e cancellava il mio linguaggio, mentre io cercavo di leggere ad alta voce. Correva in tondo all’indietro, contando ad alta voce, distorcendo il mio linguaggio. Ho preso in prestito questo tropo da Soundtrack for a troubled time (2017), dove il performer conta nella sua lingua natale, lo spagnolo, nei canali destri del sistema sonoro. Il monologo numerico è interrotto da una raffica di secchiate d’acqua gettate su di lui. Dal canale sinistro, il suono di una partita di golf, incurante, si ripeteva incessantemente. Il linguaggio astratto e i numeri si disintegrano, mentre la presenza di un corpo che respira e soffoca aumenta, configurandosi come finzione.

On False Tears and Outsourcing – Dancers Responsible For Delivering Self-Organized Efforts To Resolve Difficult And Time Consuming Issues ‘Go The Distance’ Across Multiple Overlapping Phases Using Appropriated Competitive Strategies And Appropriated Intimate Gestures, 2016 dancers, wall of acoustic panels, daylight work lamps and fixtures, live radio, invisible in-ceiling speakers, museum glass. Exhibition views, “Cally Spooner On False Tears and Outsourcing”, New Museum, NY, USA, 2016 Photo: Luis Antonio Ruiz / Matte Projects
Courtesy of New Museum, New York.

Caterina Molteni: In una tua recente intervista pubblicata su «Mousse Magazine» hai parlato del concetto di “crononormatività”, insistendo sul fatto che «in parole povere, tutto funziona secondo uno stesso orologio; quest’orologio può spesso fare cose invisibili che sono più lente o più lunghe, come l’atto di conservazione». Al di là delle conseguenze storiche e dello sviluppo lineare scelto dall’Uomo per la Storia, questa crononormatività è anche sostenuta dal modello percettivo del digitale, che oggi sembra essere diventato l’unico per tutti. Com’è possibile, secondo te, evitare questo impoverimento percettivo e sensoriale? La critica contemporanea (e in particolare possiamo rivolgerci al pensiero legato alla trattazione speculativa di Donna Haraway) propone al contrario un pensiero narrativo, che è un altro elemento fondamentale del tuo lavoro.

On False Tears and Outsourcing – Dancers Responsible For Delivering Self-Organized Efforts To Resolve Difficult And Time Consuming Issues ‘Go The Distance’ Across Multiple Overlapping Phases Using Appropriated Competitive Strategies And Appropriated Intimate Gestures, 2016 dancers, wall of acoustic panels, daylight work lamps and fixtures, live radio, invisible in-ceiling speakers, museum glass. Exhibition views, “Cally Spooner On False Tears and Outsourcing”, New Museum, NY, USA, 2016 Photo: Luis Antonio Ruiz / Matte Projects
Courtesy of New Museum, New York.

Cally Spooner: La crononormatività è un processo utilizzato per organizzare i corpi ottenendo il massimo profitto, laddove l’intera vita è progettata per funzionare secondo la medesima scansione temporale; una scansione decisa da coloro che sono al potere, per garantire il massimo controllo, efficienza e profitto. La crononormatività, inoltre, coincide perfettamente con la concezione del tempo occidentale, che sostiene che il tempo sia lineare, organizzato attorno alle discrete categorie di passato, presente e futuro. Derivato dalla tradizione giudaico-cristiana europea, il tempo è esperito come un evitabile flusso verso un futuro divinamente ordinato. Il capitalismo ha incorporato questo futuro orientato linearmente nel lavoro e nella produzione da quando cominciò a regolare il tempo più precisamente per mezzo di orologi meccanici, calendari, campane, e da quando i padroni (e in particolare i proprietari di schiavi) si sono spostati da una scansione del tempo fondata sulla natura (l’inizio e la fine del lavoro sono indicati dal sole) al tempo dell’orologio meccanico. Il tempo occidentale è quindi intimamente legato alla storia del capitalismo. Oggigiorno i ritmi serrati e la logica del tempo meccanico persistono. Sebbene le notifiche intermittenti sui nostri cellulari sembrino fatte su misura per noi e ci diano un’impressione di maggiore flessibilità sulle modalità di gestione del nostro tempo, queste ci obbligano a un ritmo che ci porta a uno specifico registro psichico o a una lunghezza d’onda sul piano della coscienza (poiché distolgono la nostra attenzione). Questa temporalità è molto rigida. Si tratta infatti di un tempo crononormativo, produttivistico, che ci proietta continuamente nel futuro – un luogo in cui noi non ci siamo. È un regime temporale, produttivistico, che rende più lente e più lunghe le attività cruciali per la nostra sopravvivenza invisibile – come la conservazione, la resistenza e la cura. Escogitare modi per ottenere risultati stabili nel tempo è l’essenza della computazione avanzata. Si tratta dell’abilità di modellare, predire e quindi controllare lo sviluppo degli eventi. È la logica su cui si basa l’era digitale. La logica diffusa oggi presuppone che il futuro sia qualcosa che può essere predetto e modellato a condizione che siano raccolti abbastanza dati. È l’epoca computazionale, e noi tutti ci viviamo dentro. L’esplosione della scienza dei data e di software in grado di predire significa che le nostre attività quotidiane sono fondate attorno all’anticipazione e alla predizione del futuro. Nell’era dei grandi data, l’incertezza è molto spesso presentata come un problema di informazione, che può essere superato con un’analisi esaustiva dei dati. L’analisi statistica dei dati può identificare dei pattern, delle relazioni e degli algoritmi che possono determinare gli sviluppi futuri attraverso l’analisi dei risultati passati, promettendo di rimediare al terrore esistenziale di non sapere che cosa stia succedendo (si pensi alla politica preventiva). In quest’ambito mi interessano le pratiche che implicano le temporalità nascoste, presenti, che rivelano modalità varie e contraddittorie in cui il tempo è vissuto ed esperito. Si tratta di quelle temporalità nascoste radicate nella pratica della prova, del tentativo, del continuare e persistere, dello stare, del resistere e aspettare. Forse, a prima vista, queste cose potrebbero anche sembrare prive di qualità, fisse e sospese. Ma questi tempi ci consentono di rinnovare la vita di tutti i giorni e di afferrare forme alternative di tempo come durata. È necessario riflettere sul rapporto tra i corpi che desistono e i tipi di temporalità inflessibili che tali corpi mettono in scena. I corpi che desistono ci fanno riflettere sulla lentezza del tempo cronico“…I corpi che desistono ci fanno riflettere sulla lentezza del tempo cronico”; sulla portata temporale di stare affianco agli altri o dalla parte di idee obsolete, così come sulla soggiacente attività di conservazione e di cura della vita. Potremmo chiamare questa forma di tempo “potere dello stare” o, per usare l’espressione di Donna Haraway, “stare con il ‘trouble’”. Mi piace pensare che questo “potere dello stare” sia una sorta di “life drive” o, in altre parole, uno stato dell’“andare avanti” (per citare ancora una volta Haraway); si tratta di un approccio quasi neostoico, che ci riporta a un senso di spazio/luogo in cui possiamo osservare, documentare, pensare chiaramente nel presente e quindi esercitare la cura, non solo nei confronti del cambiamento del pianeta e del suo clima, ma anche della nostra attenzione, del nostro pensiero e della nostra gestione del tempo.

Exhibition view, “Cally Spooner: SWEAT SHAME ETC.”, Swiss Institute, New York, USA, 2018 Photo: Daniel Perez. Courtesy of the artist, gb agency, Paris and ZERO…, Milan.

Caterina Molteni: Il progetto della tua mostra al Castello di Rivoli si intitola Everything Might Spill (Tutto potrebbe rovesciarsi). La fontana in mostra sembra alludere a un’interferenza verificatasi all’interno del progetto perfetto dell’operazione di totale “pulizia” e “calcolo” dell’industria neoliberale. Vorresti parlarci di questa mostra? In particolare, mi affascina il concetto del rovesciarsi, e come questo possa essere visto come una possibilità per intervenire e apportare cambiamenti.

Self Tracking, 2018 (detail), Sienna X express tanning mist streak free natural color, pencil, colored pencil, data from the artist`s metabolism (2013 – 2018), data from Artfacts.net on the artist’s career rank, (2013-2018), data from XE The World’s Trusted Currency Authority on the British Pound measured against the Euro (2013-2018). Exhibition view, “Cally Spooner: SWEAT SHAME ETC.”, Swiss Institute, New York, USA, 2018 Photo: Daniel Perez. Courtesy of the artist, gb agency, Paris and ZERO…, Milan.

Cally Spooner: Il concetto del rovesciarsi l’ho preso in prestito da Anne Carson. Tale concetto si profila all’interno del suo saggio sul Sublime, raccolto nel libro Decreation. Per usare le sue parole, il sublime è il momento in cui si produce la “schiuma”, o la fuoriuscita: «Il trattato di Longino sul sublime è un insieme di citazioni. Presenta argomentazioni confuse, poco organizzate, senza una conclusione riassumibile. Il suo argomento principale, la passione, è delegato a un altro trattato, che non esiste. Quando finisci di leggere i suoi quaranta capitoli non conclusi, non hai una chiara idea di cosa sia effettivamente il sublime, ma sei esaltato dalla sua documentazione». Carson si riferisce anche alla creazione, da parte di Michelangelo Antonioni, di “fuoriuscita” attraverso l’uso del tropo cinematografico del “temps mort” o “dead time”, in cui lascia andare la telecamera anche dopo che la scena è finita e che gli attori hanno smesso di recitare, e quando gli attori continuano [a recitare per inerzia] in momenti che sembrano “morti”. L’attore commette degli errori. Carson lo descrive così: «Più tardi ha lasciato che la scena si girasse anche dopo che gli attori erano usciti. Come se per un momento qualcosa potesse starsi ancora aggirando sulla soglia della porta vuota». Questo aggirarsi attorno a un uscio vuoto, l’inazione, come l’accumulo e il rinvio di Longino, è la “fuoriuscita”. A Rivoli ho realizzato due lavori; Murderous Public Drinking Fountain – un silente killer dell’assurdo nel mezzo della scena di un crimine ambientata da qualche parte tra la quarta rivoluzione industriale e la sesta estinzione di massa. Questa fontanella in acciaio inossidabile dal rubinetto inceppato continua a scorrere perennemente. Scollegata da altre fonti d’acqua pubblica, la fontanella è connessa al suo rifornimento di acqua clorurata nutrendosi di continuo di un agente pulente velenoso. Poca acqua, molto cloro, la fontana puzza di igiene. Accanto, sul muro, si trova Diagram of Power (2018). Tale perizia tecnica su carta, inserita in una custodia in plastica, descrive il corpo di una donna, che è al tempo stesso testimone, vittima e persino omicida. In Diagram of Power tale soggetto femminile assume molteplici forme, a volte quella di una crisi ambientale, altre di una condizione economica, mentre spesso è descritto come un organo che può o meno filtrare, pulire, alimentare, fuoriuscire, rovesciare e avvelenare se stesso o gli altri. Il testo trascritto e stampato, che trae origine dalla ricerca medica sugli organi corporei – sulla loro rappresentazione e conservazione da Ippocrate in avanti –, è alterato, corretto, cancellato e censurato nel processo di scrittura. Dietro le pagine del testo vi è il disegno a parete di un fegato eseguito in modo elementare con una frastagliata linea rossa. L’idea del rovesciarsi è presente in mostra anche a livello formale, in quanto in Diagram of Power il testo subisce alcune interferenze. Il testo originale è infatti frammentato dai cambiamenti dell’ultimo minuto della mente. Come la fontana, il testo rivela il suo interno. Le sue tubature sono strappate fuori; il suo sistema interno, proseguendo all’esterno, rivela che questo corpo di metallo e gomma è una finzione assurda, che si sta lentamente avvelenando attraverso un’apparente trasparenza. Credo che l’assurdità sia un modo per creare una fuoriuscita. Allo stesso modo la “fuoriuscita” a Rivoli è un appello entusiasta affinché i sistemi temporalmente rigidi di auto-gestione e il potere incarceratorio invisibile falliscano. Si tratta anche di fiducia nel fatto che, se fallisse, potrebbe iniziare un lungo periodo di cura e di gestione del soggetto, degli altri, della terra su cui il soggetto e i suoi altri risiedono temporaneamente. Tornando alla conversazione con Isabel, mi interessano quei momenti in cui il corpo si arresta, si rifiuta, si ribella o trapela, poiché desidera generare qualcosa al di là dell’orologio crononormativo, oltre lo smog dell’info-sfera e i confini del proprio status di attenzione e corpo imprigionati.

 

Traduzione di Elena D’Angelo

On speakers: He wins every time, on time and under budget, 2016. Amplifier, two Bose 5 second-generation. Virtually Invisible® cube speakers, stereo audio. Courtesy of the artist and gb agency, Paris. On wall: Self Tracking, 2018. Sienna X express tanning mist streak free natural color, pencil, colored pencil, data from the artist`s metabolism (2013 – 2018), data from Artfacts.net on the artist’s career rank, (2013-2018), data from XE The World’s Trusted Currency Authority on the British. Pound measured against the Euro (2013-2018). Courtesy of the artist, gb agency, Paris and ZERO…, Milan. Exhibition view, “Cally Spooner: SWEAT SHAME ETC.”, Swiss Institute, New York, USA, 2018 Photo: Daniel Perez.

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di Caterina Molteni
  • Caterina Molteni è assistente curatore presso MAMbo Museo d'Arte Moderna e Contemporanea Bologna. Ha cofondato TILE Project Space nel 2014 e KABUL magazine nel 2016.