Gabbiano con macchia rossa sul becco.
In un’epoca nella quale si assiste al fallimento della globalizzazione ma nello stesso tempo si soffre delle sue ingombranti e stagnanti conseguenze, la ricerca postcoloniale in estetica diventa analisi del contesto e dell’origine. Ma se l’opera d’arte viene considerata come costruzione culturale e storica ciò non vuol dire negare degli ‘Universali Artistici’. Uno dei principali interrogativi della Neuroestetica riguarda il rapporto universale/culturale nell’apprezzamento. Se la bellezza sta negli occhi di chi guarda, bisogna studiare non solo l’individualità del percepiente e il suo contesto ma il processo percettivo in sé, funzione che, con le dovute differenze, accomuna ogni essere umano. Questo comporta che alcune peculiarità degli stimoli portino verso reazioni simili. Assumere l’inesistenza di un bello universale non elimina la ricerca delle proprietà formali dello stimolo che possono indurre ad apprezzamenti condivisi.
L’articolo presentato è di Vilayanur S. Ramachandran, un neuroscienziato che ha contribuito alla ricerca in Neuroestetica cercando di definire un nucleo costante di piacevolezza al di là delle differenze culturali che determinano diversi immaginari e stili. Per descriverlo ha elaborato dieci leggi che si riferiscono a meccanismi percettivi fondamentali dall’impatto incisivo per la prima elaborazione dello stimolo. Le righe seguenti non sono che un assaggio della più elaborata ricerca dell’autore che, in questo articolo, è solo introdotta e, per certi versi, eccessivamente semplificata. Delle dieci leggi sono introdotte le prime due considerate come capitali, visto che concernono l’istintiva ricerca dell’essenza dello stimolo percepito.
Introduzione di Valeria Minaldi
– Liberando il potenziale umano
Quando i pazienti subiscono un infarto nell’emisfero sinistro del cervello e, successivamente, riescono all’improvviso a disegnare meglio di quanto abbiano mai fatto, o quando hanno delle crisi a causa dell’epilessia del lobo temporale e di colpo cominciano a scrivere poesie (per le quali, prima delle crisi, non avevano assolutamente interesse), qualcosa di davvero intrigante accade nei loro cervelli. Affermerei che l’innato potenziale creativo di questi pazienti sia stato improvvisamente liberato – mostrandoci che abbiamo tutti un potenziale eccezionale, e molto più di quanto comprendiamo. La ‘Neuroestetica’, il tentativo di scoprire le basi neuronali dell’esperienza artistica ed estetica, può aiutarci a comprendere tale potenziale e, idealmente, a imparare a coltivarlo e utilizzarlo.
– Universali Artistici
Lasciatemi cominciare da un appunto preventivo. Quando faccio delle congetture sugli ‘universali artistici’, non nego il ruolo straordinario giocato dalla cultura nell’arte. Ovviamente la cultura gioca un ruolo immenso – altrimenti non potremmo osservare differenti stili artistici –, ma non ne consegue che l’arte sia completamente idiosincratica e arbitraria, o che non ci siano leggi universali. Fatemela porre in modo diverso. Assumiamo che il 90% della variazione che vediamo nell’arte sia dovuto alla diversità culturale o – più cinicamente – al martello del battitore d’asta, e solo il 10% a leggi universali comuni a tutti i cervelli. Il 90% dovuto alla cultura è quello che la maggior parte delle persone studia già – si chiama ‘storia dell’arte’. Da scienziato, mi interessa il 10% universale. Il vantaggio che io e gli altri scienziati abbiamo al giorno d’oggi è che, a differenza dei filosofi, adesso possiamo testare le nostre congetture direttamente studiando il cervello in maniera empirica. La mia proposta di 10 leggi universali dell’arte, tuttavia speculative e arbitrarie, offre uno spazio per iniziare questa discussione:
– Peak shift11Si potrebbe tradurre con ‘spostamento del picco’ (Iperbole), N. d. T.
– Isolamento
– Raggruppamento percettivo
– Contrasto
– Risoluzione dei problemi percettivi
– Simmetria
– Avversione per le coincidenze/singolarità
– Ripetizione, ritmo e ordine
– Equilibrio
– Metafora
Lo spazio limitato mi permette di discutere solo le prime due leggi.

L’iperbole. Illustrerò tale legge usando un esempio ipotetico preso dalla psicologia del comportamento del ratto. Immaginate di allenare un ratto a distinguere un quadrato da un rettangolo, e che ogni volta che veda un particolare rettangolo gli diate un pezzo di formaggio, mentre quando veda un quadrato non gli diate nulla. Molto presto imparerà che il rettangolo significa cibo, e il rettangolo comincerà a piacergli (benché non si presuma di